BIM: cosa cambia per le PA dal 2025
Dal 1° gennaio 2025, il Building Information Modeling (BIM) diventa obbligatorio per tutte le opere pubbliche con un valore complessivo superiore a 2 milioni di euro. Le modifiche introdotte dal Governo al Codice degli Appalti (D. Lgs. 36/2023) puntano a promuovere la progettazione digitale, migliorando la gestione del ciclo di vita delle opere pubbliche grazie a un modello integrato che unisce rappresentazione 3D, dati fisici, prestazionali e funzionali.
Cosa prevede il BIM per le PA
1. Soglia obbligatoria innalzata
La soglia per l’adozione obbligatoria del BIM passa da 1 a 2 milioni di euro, includendo IVA e altri costi correlati. Questo innalzamento intende offrire alle amministrazioni più tempo per prepararsi, senza bloccare la gestione degli appalti.

2. Documentazione progettuale aggiornata
L’allegato I.7 del nuovo decreto dettaglia i requisiti gestionali per i documenti di progettazione. Il BIM richiede informazioni chiare e strutturate per garantire interoperabilità tra diversi strumenti e operatori.
3. Gestione integrata
Le stazioni appaltanti devono integrare il BIM con i sistemi informativi istituzionali per la rendicontazione degli investimenti pubblici e assicurare che i flussi informativi rispettino standard di qualità e sicurezza.
Obblighi per le amministrazioni
Entro il 2025, le amministrazioni devono:
Formare il personale: Pianificare e attuare programmi di formazione specifici sui metodi di gestione informativa digitale, garantendo competenze adeguate per ruoli tecnici, amministrativi e gestionali.
Investire in infrastrutture digitali: Acquisire, gestire e mantenere strumenti hardware e software per la gestione del BIM, con particolare attenzione alla cybersecurity e alla conformità alle normative ACN.
Definire ruoli e processi: Redigere un atto organizzativo che specifichi ruoli, responsabilità e flussi informativi. Questo include la nomina di:
Un gestore dell’ambiente di condivisione dei dati.
Un gestore dei processi digitali.
Un coordinatore dei flussi informativi per ogni intervento.

Criticità e sfide
Formazione e competenze: Molte amministrazioni, in particolare quelle territoriali, sono impreparate a gestire il passaggio al BIM per carenze di personale qualificato.
Interoperabilità: La normativa richiede piattaforme interoperabili, ma il formato di interscambio IFC presenta ancora limiti tecnici che potrebbero ostacolare la leggibilità e la trasparenza dei dati progettuali.
Gestione in cloud: Le piattaforme BIM richiedono ampie risorse di archiviazione e devono garantire standard elevati di sicurezza informatica.
Vantaggi attesi
Efficienza gestionale: Il BIM consente una visione dinamica e integrata del progetto, ottimizzando il controllo dei costi e la manutenzione delle opere.
Riduzione dei rischi: Una progettazione più precisa limita errori e ritardi durante l’esecuzione.
Sostenibilità: Migliore pianificazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, con una maggiore durata delle infrastrutture.
Scenario futuro
L’introduzione del BIM rappresenta una svolta epocale nella digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. Tuttavia, la piena adozione richiederà tempo, investimenti e uno sforzo collettivo per superare le sfide tecniche e organizzative. Nel lungo termine, il BIM contribuirà a rendere la gestione delle infrastrutture pubbliche più efficiente, trasparente e sostenibile.

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